mercoledì 24 maggio 2017

NON CI CREDO, MA CI CREDO: Il Quadrifoglio


Quando da piccolo guardavo le gare di Formula 1 con mio padre, vedevo piloti con il motore in fumo a pochi giri dalla fine e gridavo: "Ma che sfiga!" (o "Che culo!" a seconda di quale auto fumava bianco, lo ammetto 😁)
Mio padre mi ha sempre risposto (e lo fa tutt'ora): "Nel Motorsport non esiste la sfortuna. Dietro ad un pezzo che si rompe, un'auto che sbatte o una strategia sbagliata c'è sempre qualcuno che ha fatto male il suo lavoro; che sia un meccanico, un pilota o uno stratega."  


Ora che studio Ingegneria, non posso certo dargli torto! 

Crescendo, però, ho maturato delle strane convinzioni contraddittorie..   Una di queste riguarda sicuramente il Quadrifoglio.   



Tutti sanno che il quadrifoglio è un simbolo portafortuna, l'appassionato medio sà che il Quadrifoglio è il simbolo che contraddistingue le Alfa Romeo più sportive.  
In pochi però conoscono la storia di questo simbolo; una storia che, credimi, vale davvero la pena di essere raccontata.

E' il 1923, all'epoca non esistevano ancora competizioni automobilistiche internazionali come il Mondiale di Formula 1 e il Motorsport consisteva in una serie di gare organizzate singolarmente, tra cui spiccavano per prestigio la Targa Florio e la Mille Miglia.
Le competizioni automobilistiche sportive, per inesperienza o sfortuna, fino a quel punto erano state avare di soddisfazioni per una Squadra Corse giovane come quella Alfa Romeo che, malgrado una grande competitività, ancora non era riuscita a concretizzare il risultato in una competizione importante.
Alfa Romeo si presenta sulla griglia di partenza della Targa Florio con 4 vetture; i piloti sono Antonio Ascari, Giulio Masetti, un certo Enzo Ferrari e Ugo Sivocci.
Quest'ultimo, grande amico e scopritore di Ferrari, era un pilota di grande esperienza e competenza tecnica, ma per un motivo o per l'altro non aveva mai raggiunto grandi risultati ed era considerato un "eterno secondo". 
In quella gara Sivocci decise di dipingere un quadrifoglio inscritto in un rombo bianco sulla propria Alfa. All'epoca era un'usanza piuttosto diffusa tra i piloti, sia di aerei che di auto da corsa (non erano figure molto diverse tra loro per quanto riguardasse i rischi, si pensi alla storia di Francesco Baracca), quella di dipingere sulla calandra un simbolo portafortuna.  

Quadrifoglio o no, Sivocci vinse quella gara in circostanze davvero fortunate. A 200 metri dal traguardo la RL di Ascari si spegne, ma il suo vantaggio su Sivocci secondo era tale da permettere ai suoi meccanici di raggiungerlo, sistemare il guasto e tagliare il traguardo, con i meccanici saliti a bordo dell'auto, ancora in testa. L'aver tagliato il traguardo con i meccanici a bordo non fu però considerato valido ai fini della classifica, così Ascari dovette tornare nell'esatto punto in cui l'auto si era spenta, ripartire e tagliare nuovamente il traguardo arrivando secondo dietro a Sivocci.  


Dalla gara successiva, tutte le Alfa della Squadra Corse corsero con il Quadrifoglio sulla carrozzeria ottenendo finalmente ottimi risultati sino a quando, l'8 Settembre dello stesso anno, Sivocci perse la vita in un tragico incidente
a Monza nelle prove libere del primo Gran Premio d'Europa della storia.  In quell'occasione il pilota di Aversa partecipava alla gara con il numero 17 e, per un problema tecnico, non ci fu il tempo di verniciare il quadrifoglio sull'auto prima di farla scendere in pista.

Da allora il Quadrifoglio fu apposto su quasi tutte le Alfa da corsa inscritto però in un triangolo, a significare che la Squadra aveva perso una delle sue punte.

Così il Quadrifoglio è arrivato fino a noi.. 
Lo so', siamo in un blog di tecnica e questa è una storia di scaramanzia più che di tecnica, ma è pur sempre la Storia di uno dei marchi che ha portato la bandiera italiana a sventolare in alto nel mondo dell'automobilismo. 


Io sono uno studente di Ingegneria e da aspirante ingegnere non posso credere al potere di un portafortuna per determinare il risultato di una gara...  Quando scendo in pista però, chiamami scaramantico, ho deciso di portarlo con me.  😜





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